Storie di uomini – Operazione Avalanche

L’Italia, ormai sconvolta dalla guerra, impoverita e vessata dal regime NaziFascista, sull’orlo di un dirupo senza via di ritorno, affronta con coraggio gli ultimi eventi che porteranno ad una nuova rinascita o alla disfatta finale.

 Un pò di storia

Il 24 Luglio 1943 dopo il bombardamento di Roma, da parte degli aerei americani, evento che fece molto scalpore fra la popolazione e nell’ambiente politico,  il regime Fascista subì un ulteriore indebolimento, tant’è che Il Duce ebbe il voto di sfiducia dallo stesso Gran Consiglio del Fascismo. Contemporaneamente ed in gran segreto, il Generale Pietro Badoglio, fece partire le trattative con le forze interalleate per la liberazione della penisola italica.

L’annuncio dell’armistizio

8 settembre 1943

Badoglio comunica agli Italiani, per Radio, l’armistizio con gli AngloAmericani, la resa però non è incondizionata, come molti pensano, lascia liberi ai comandamenti di truppa la scelta, continuare a combattere o arrendersi ai nuovi alleati.

Operazione Avalanche – Sbarco di Salerno (Italia)

9 settembre 1943

Scatta lo sbarco di Salerno, sotto il nome in codice di Operation Avalanche (Operazione a Valanga). La suddetta operazione, poco conosciuta e studiata nelle scuole della nostra nazione, viene eclissata dal più famoso sbarco in Normandia. Peccato, perché lo sbarco nostrano non solo sia antecedente, ma porta alla liberazione dell’Italia dal regime NaziFascista.

Un po’ di numeri a confronto

9-18 settembre 1943

170.000 uomini (Inglesi e Americani) impegnati oltre a navi, mezzi da sbarco, mezzi terrestri e armamenti vari, compresi carro armati prototipi anfibi come lo Sherman DD recuperato al largo di Salerno, restaurato e visionabili al Museo Piano delle Orme di Latina.

Operazione Neptune – Sbarco in Normandia (Francia)

6 giugno 1944

150.000 uomini e mezzi vari (Inglesi, Americani, Canadesi, Francesi e Polacchi)

La scelta di Salerno

L’obbiettivo principale degli alleati non era certamente Salerno inizialmente, come si può ben capire, ma Napoli e il suo porto. Ma quest’ultimo era troppo ben difeso e con poche zone utili all’attracco dei mezzi da sbarco.

L’attenzione fu quindi spostato poco più a sud di Salerno, nella piana del Sele, golfo di Salerno, chilometri di spiaggia sabbiose e fondali bassi su cui puntare e relativamente facili da conquistare.

L’avanzata e la conquista della Piana del Sele

Come detto il 9 settembre, ore 02:00, il gen. Clark da il via alle operazioni e alle 03:30, le truppe da sbarco toccano terra, ma ben presto furono scoperti dai tedeschi  grazie ai razzi illuminanti, il fuoco di sbarramento fu talmente intenso che le ondate di sbarchi successivi furono costrette a rallentare e alcuni non riuscirono ad approdare nei punti stabiliti. Le truppe d’assalto resistettero e avanzarono nell’entroterra, insinuandosi e strisciando tra i vari ostacoli apposti dai tedeschi,  reticolati, mitragliatrici e carri armati nemici. I vari obbiettivi preposti dal generale Clark, no furono facili da conquistare, ci  furono gravi perdite in entrambi gli schieramenti. I tedeschi, saputo dello sbarco qualche giorno prima, concentrarono tutte le loro forze sulle colline e alture che contornano la piana del Sele. La reazione dei Tedeschi non si fece attendere molto. Attaccarono lungo il naturale corridoio del fiume Sele in direzione della testa di sbarco e verso il comando della 5^ armata del Gen. Clark, arrivando a circa tre chilometri da essi.  La lotta fu cruenta e solo il supporto dei cannoni delle navi a supporto riuscirono fortunatamente a evitare la disfatta. Dopo 10 giorni di combattimento (9-18 settembre 1943), le forze AngloAmericane riuscirono a conquistare i loro obbiettivi primari e le principali cittadine, respingendo e scacciando, non con poca difficoltà i tedeschi dalle colline sovrastanti Salerno. I tedeschi resisi conto dell’imminente disfatta, ripiegarono verso Nord, non senza attuare l’ormai triste e famosa tattica “Terra Bruciata”.

Testa di Ponte e il progetto Fimd Campania

Cos’è una Testa di Ponte

È un’espressione della terminologia militare che indica una posizione relativamente sicura acquisita su un litorale (tipicamente tra le rive opposte di un fiume), in grado di garantire sufficiente copertura alle truppe durante lo sbarco o l’attraversamento e mantenere la posizione a fronte della probabile controffensiva nemica. Fonte Wikipedia: Testa di ponte

Progetto

La Testa di Ponte nel caso specifico dello sbarco di Salerno era situata a pochi km dalla foce del fiume Sele, naturale confine tra i comuni di Eboli e Capaccio, precisamente nel punto in cui il fiume Calore affluisce nel fiume Sele. Proprio in questa zona stiamo preparando un progetto di ricerca con la collaborazione della Fimd Campania, del Museo MOA e di altre associazioni del settore e dei proprietari terrieri interessati. Gli oggetti scoperti, verranno studiati, catalogati, donati ed esposti nel museo dello sbarco di Eboli, gli ordigni pericolosi verranno segnalati come da termini di legge agli organi competenti.

Comando Italiano – Storia di una scoperta

Carro Armato Americano Sherman DD appena ripescato a largo di Salerno e dopo il restauro da parte del Museo Piano delle Orme e li in esposizione (da notare la particolare struttura col telo verde che si alza a tenda intorno per mimetizzarlo)

In un caldo pomeriggio estivo del 2017, nel territorio del comune di Montecorvino Rovella (SA), nelle aree sovrastanti il paese, un gruppo di appassionati detectoristi dedicavano il loro tempo libero alla loro passione. Ad un certo punto un segnale forte, netto, sicuramente da scavare. Una bellissima piastrina militare italiana  della seconda guerra mondiale. Emozione unica, ricca di storia e dolore. Con la promessa di trovarne i parenti, continuano la spazzolata. Dopo pochi metri, lo stesso segnale, più segnali vicini, quasi sovrapposti, scavano e li, i loro occhi increduli si spalancano alla vista dei target, altre 5 piastrine. Nei giorni a seguire ritornano più volte sul luogo, fino a raccogliere 50 piastrine. La curiosità è che sono tutte del 39° distretto militare (Salerno) e tutti i militi sono della stessa provincia. Gi amici cercatori decidono che è il caso di tentare la riconsegna ai famigliari e contattano il delegato regionale della FIMD Campania, Giuseppe Gaeta. Qui inizia la nuova avventura, un anno di ricerche in collaborazione con il Museo M.O.A. di Eboli (SA) e l’Associazione Avalanche1943. Un anno di lavoro per scoprire che sui monti di Montecorvino Rovella insisteva un comando italiano di seconda linea composto da riservisti.La teoria:  L’ 8 settembre quando fu annunciato l’armistizio, i soldati italiani decisero di deporre le armi e spogliarsi dagli abiti militari per indossare quelli civili e tornare cosi a casa dai propri cari. Tornando alla ricerca dei famigliari, il 9 settembre 2017 presso il chiostro del MOA finalmente sono state restituite ai famigliari le piastrine dei nostri eroi, alla presenza delle forze militari e dell’ordine, ai famigliari, dei curiosi e soprattutto dei cercatori e tutti coloro che hanno partecipato all’impresa. Vedi il seguente link.

Giuseppe Gaeta – FIMD Campania

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