Ha ragione chi ci prende per “tombaroli”?
In realtà, nella storia dei tombaroli (vedasi, ad esempio, il film “La Chimera” di recente uscita), il metal detector non veniva impiegato e lo scopo alla base degli scavi clandestini era spesso la sopravvivenza. Se vogliamo “un vizio” già perpetrato dall’antichità – il depredare tombe dei vinti per recuperare beni preziosi o raccogliere materiali utili e reimpiegabili.
Nell’Ottocento, sono i ricchi proprietari terrieri e gli aristocratici a condurre la maggior parte di questi saccheggi, per abbellire le proprie dimore e creare immense collezioni private. Da qui, soprattutto nel ‘900, si viene a creare “lo scambio e l’esportazione” clandestina di beni culturali, sia per “avidità” di collezionisti senza scrupolo, sia per acquisire, illegalmente, “pezzi rari” da inserire nei musei di tutto il mondo.
Gli esempi sono innumerevoli e le vicende intorno a questi fatti delittuosi sono oggi raccontati in molti libri e attraverso infinite informazioni reperibili sul web.
Con il tempo, con la trasformazione dell’archeologia e la contestuale valorizzazione storico-culturale di ciò che i nostri avi ci hanno tramandato, il saccheggio delle sepolture, o comunque dei beni culturali, è divenuto un reato che, purtroppo, viene ancora perpetrato ovunque nel mondo.
Il tombarolo di oggi è una pedina delle complesse scacchiere delle organizzazioni illecite che contribuisce non solo alla diretta depredazione di quanto ancora si cela nel sottosuolo, ma anche al suo inserimento in canali di traffico illegale nazionale ed internazionale.
Oggi i tombaroli, pur mantenendo delle metodiche classiche (impiego dello spillone, di pale e picconi), utilizzano anche il metal detector (raramente ma lo usano), il georadar e si avvalgono anche di foto satellitari per identificare nuove aree d’interesse.
Ma quindi, un detectorista e un tombarolo sono assimilabili?
Tutto sta nel fine delle azioni, nel comportamento e nelle metodologie. Ciò che indubbiamente caratterizza un tombarolo è la sua intenzionalità nel delinquere (che questi faccia parte o no di specifiche organizzazioni criminali), nell’effettuare escavazioni clandestine finalizzate al furto e alla vendita illegale di ciò che trova. Ma in realtà il suo essere tombarolo sta anche nelle sue “metodologie” che, non curanti dei cosiddetti contesti archeologici, rendono gli oggetti ritrovati e rubati privi di ogni “contorno” e significato storico-archeologico, indipendentemente dal loro valore intrinseco.
Il tombarolo è un delinquente (ossia delinque) e, sicuramente, non rispetta né le leggi né la “sacralità” dell’archeologia (quale scienza che deve attuare l’acquisizione e la diffusione delle nozioni, dei fatti storici, a vantaggio delle società).
Da qui emergono tre elementi sostanziali, che potremmo porre al centro della nostra analisi e che ci serviranno più tardi:
- l’intenzionalità delle azioni illecite;
- la salvaguardia dei contesti storico-archeologici;
- le metodologie.
Ma passiamo al detectorista:
Di norma è un personaggio che non fa parte della sfera dell’illecito, ossia non è un delinquente, a meno che le sue attività non rientrino nell’intenzionalità e nelle peculiarità del tombarolo (agire di nascosto, furtivamente, utilizzando strumentazioni proibite in luoghi “proibiti” e, chiaramente, appropriandosi dei beni culturali che trova).
Cercare con il metal detector non è un reato, ma bisogna rispettare delle regole precise!
Un NON tombarolo:
- dovrebbe agire per fini hobbistici, per svago e deve attenersi alle regole, alle consuetudini ma soprattutto rispettare le leggi;
- la sua ricerca non dovrebbe essere finalizzata all’individuazione intenzionale di beni culturali, ma deve essere una ricerca generica – in luoghi consentiti – altrimenti si trasformerà in ricerca archeologica (demandata al Ministero della Cultura – MiC);
- dovrebbe conoscere ciò che fa; rispettare i beni culturali e il patrimonio nazionale in generale (anche naturalistico). Comportarsi quale cittadino modello e comprendere quanto sia importante porre attenzione e responsabilità durante le sue attività di metal detecting.
Sembra poco, ma non lo è!
Purtroppo, alcuni detectoristi non seguono questi precetti o ritengono (per ignoranza) che l’attività non sia assolutamente regolamentata e soggetta a specifiche precauzioni. Chi professa l’hobby in tal modo, non solo rischia d’infrangere le leggi (e pagarne le conseguenze) ma soprattutto merita, almeno da parte nostra, l’appellativo di “tombarolo” (o comunque d’incosciente, nel volerlo graziare).
QUINDI, tutto sta nel comportamento, oseremmo dire!
Tornando ai tre elementi essenziali, emerge che l’intenzionalità la fa da principe. Se i detectoristi (quelli “stolti”) continueranno ad operare con intenzionalità di delinquere, è MOLTO probabile che l’hobby continuerà ad esser visto come un’attività illecita!
Se durante le ricerche non si rispetteranno le leggi e non si comprenderà che all’evidenza del ritrovamento casuale di un bene culturale, vanno prese apposite precauzioni per non distruggere il potenziale contesto storico-archeologico, DI NUOVO verremmo visti come “saccheggiatori” del passato!
Circa le metodologie, se condurremo il nostro hobby senza seguire delle precise norme, con attenzione e scrupolosità, ma “andremo in giro con piccozze e spilloni a scoperchiare sepolture o a riempirci le tasche di monete romane facendo buche ovunque”, non ci potremo lamentare se la nostra categoria continuerà ad essere assimilata a quella dei “nostri cari tombaroli”!!
La Federazione esiste per questo! Per educare, informare ed istruire. Per segnare un indelebile e permanente confine tra attività illecite e pratica hobbistica. Per far comprendere ai Detectoristi, ma non solo, che la pratica del metal detecting (che noi chiamiamo RESPONSABILE – MDR) può tradursi in un’esperienza eccezionale ma anche in un contributo esterno – verso le Istituzioni e la società …. “alla faccia dei tombaroli” (con i quali, siamo certi, di non aver nulla a che fare!).
PER SOSTENERE IL NOSTRO HOBBY, BASTA SEGUIRCI e UNIRSI a NOI, non pensateci due volte!! 😉